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STORIA

Sulle origini del nucleo storico di Torrecuso non si hanno notizie certe. Una leggenda farebbe risalire la fondazione ad un abitante di Chiusi che, esiliato dall'Etruria, giunse sull'altura dove oggi sorge il paese e vi si stabilì fondandovi una città con il nome di Turris Clusii, ovvero Torre di Chiusi. È più probabile, invece, che il centro sia di origine tardomedievale, eretto nel periodo di dominazione longobarda come insediamento fortificato con un castello a tre torri. Con la sua posizione strategica elevata, a presidio della valle del Calore, svolgeva infatti la funzione di controllo e di difesa del territorio della città Benevento, capitale del regno longobardo meridionale. È dalla sua ubicazione che si crede derivi il suo nome: dal latino Torus o Toronis ovvero altura o colle, da cui il diminutivo Toriculus che nel tempo sarebbe diventato Torlicuso e infine Torrecuso. In epoca Normanna il borgo è infeudato alla Baronia Feniculo che aveva sede a valle dell'attuale territorio di Torrecuso, sulle sponde del fiume Calore nei pressi del ponte Foeniculum (oggi ponte Finocchio). Di questo insediamento, distrutto dal grande sisma del 1349, non restano tracce se non alcuni resti dell'antico castello, ma ne è data testimonianza in molti documenti. Dopo la famiglia Feniculo hanno avuto il dominio sulle terre torrecusane le famiglie Frangipane, Della Leonessa, Caracciolo (che governerà per circa 232 anni), e infine i Cito. Torrecuso è sempre stato comune feudale fino al 1806 quando il Regno di Napoli viene invaso dalle truppe di Napoleone e il nuovo governo abolisce la feudalità. A seguito dell'Unità d'Italia del 1861 con l'annessione dell'exclave papale di Benevento (sottratta al dominio pontificio il 1860) viene istituita l'omonima provincia della quale entra a far parte anche Torrecuso.

Luoghi di interesse

Ponte Foenicolum

Il ponte Foeniculum (anche detto ponte Finocchio) è un antico ponte sul fiume Calore di origine medievale. È probabile che prima del ponte medievale esistesse un ponte di epoca romana sul quale passava un ramo della via Latina che collegava la città romana di Telesia (attuale Telese) con quella di Benevento. Alcuni studiosi indicano ponte Finocchio come il luogo dove Carlo d'Angiò sconfisse Manfredi di Svevia nella famosa Battaglia di Benevento del 1266 e dove quest'ultimo fu sepolto.

Chiesa di Sant'Erasmo

La chiesa parrocchiale di Sant’Erasmo venne edificata al centro del borgo nel corso del secolo XIII°, secolo ed è di dimensioni abbastanza ridotte, Essa è imperniata su tre piccole navate e non conserva opere di un certo rilievo se si fa eccezione per le tele, tra le quali spicca quella che si trova sull’altare maggiore e raffigurante San Filippo Neri,. Una seconda tela di un certo interesse è quella che si trova nella navata di destra e che rappresenta San Barbato mentre la terza ed ultima tela si trova nella navata di sinistra e raffigura il martirio di Sant’Erasmo.

Chiesa Ss. Annunziata

La chiesa della SS. Annunziata sorge sul versante orientale del centro storico, nella zona detta "u bascio". La sua fondazione risale al 1450 quando Nicola di Pietro di Ruggiero donò le proprietà che possedeva in questo luogo alla Basilica e al Capitolo Lateranense di Roma a condizione che l'Università di Torrecuso vi erigesse una chiesa da dedicare alla SS. Annunziata e un annesso ospedale per il ricovero dei malati e dei bisognosi che fungesse anche da riparo per i viandanti. La costruzione venne ultimata tre anni dopo e consacrata il 22 agosto 1453. La facciata della chiesa assume la sua configurazione attuale nel XVII secolo. L'ingresso principale è sormontato da una lapide raffigurante gli stemmi del Capitolo Lateranense e dell'Università di Torrecuso e un'iscrizione latina che ricorda che la chiesa era sotto il patronato della Basilica Lateranense. Gli ingressi laterali invece sono sormontati ognuno da una nicchia rettangolare e poi da un ovale finestrato. All'interno della nicchia di destra si trova un'iscrizione che ricorda la donazione di Nicola di Pietro di Ruggiero mentre in quella di sinistra si trovava un'iscrizione, oggi andata persa. La chiesa si articola in tre navate e sull'altare maggiore, incastonata in una ricca cornice dorata, è raffigurata su tavola la Vergine che riceve il saluto e l'annunzio da parte dell'Angelo Gabriele: la cornice è arricchita con scene della natività, mentre in alto vi sono due statuette che raffigurano San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista.

Chiesa di San Libero

La Chiesa di San Liberatore, dedicata al Santo Vescovo di Ariano, si trova in località San Giovanni del Monte ed è legata direttamente alla Chiesa della Santissima Annunziata: ne era, infatti, la grangia (struttura  destinata alla conservazione del grano). La chiesa è costituita da due livelli di epoca diversa: la grangia vera e propria del XV secolo e su questa la chiesa risalente al XVII secolo.

Palazzo Caracciolo-Cito

Il palazzo fu realizzato per volere di Carlo Cito (signore di Torrecuso), alla fine del XVIII secolo, in stile neoclassico dall'architetto napoletano Gaetano Barba sulle preesistenze di un castello medievale a tre torri (un castello a tre torri è ancora oggi lo stemma ufficiale del Comune di Torrecuso). Nel 1806, con l'abolizione della feudalità, la famiglia Cito vendette tutte le sue proprietà private e il castello venne acquistato dalla famiglia Mellusi. Nel dicembre del 1900, l'ultimo erede della famiglia, Antonio Mellusi si vide costretto a vendere una parte del palazzo al Comune di Torrecuso che vi trasferì la propria sede. Nel corso dei decenni successivi il Palazzo svolgerà diverse funzioni ed è solo nel 2000 che il Comune di Torrecuso prenderà possesso dell'intero edificio. Dal 2008, oltre all'area destinata agli uffici comunali, il palazzo ospita la sede della Filiera Enogastronomica del Sannio con annessa scuola del gusto e il Museo Enologico di arte contemporanea. Oggi è conosciuto come Palazzo Caracciolo-Cito, dal nome delle ultime due famiglie che hanno governato Torrecuso.

Palazzo De Palma

Palazzo nobiliare appartenuto alla famiglia Di Palma di origine normanna, presente a Torrecuso tra il XVI e XVIII secolo. Molti dei suoi membri intrapresero la carriera notarile che garanti loro posizioni di prestigio e di potere nella società locale. La proprietà del palazzo rimase alla famiglia Di Palma fino al 1764, per poi passare alle famiglie Jardella, Fusco, Ferrara, Spagnuolo e infine Cocchiaro che la cedette al comune. L'edificio, restaurato nel 2006, ospita attualmente la sede del GAL Taburno.

BIBLIOGRAFIA

  • Coletta Mario. Il Sannio Beneventano, morfologia ed urbanistica dei centri di origine longobarda, a cura dell'Istituto di Urbanistica della Facoltà di Architettura di Napoli. Napoli, 1968.

  • De Nigris Francesco. Le viole d’oro, Storia di Torrecuso dalle origini ai giorni nostri. Edizioni La Fortezza. Torrecuso, 2013

  • Fasani Vincenzo. Comuni del Sannio Torrecuso. Casa editrice G.Maffei. Caserta, 1954.

  •  Iannella Ildefonso, La platea della SS.Annunziata, La Voce, Settembre 2003

  •  Iannella Ildefonso. Torrecuso e i suoi marchesi nell’epoca feudale. Tipografia Pollastro. Torrecuso, 1987

  •  Iannella Ildefonso. Torrecuso ed il territorio del Taburno nella storia : Colloquio tra passato e presente indirizzato alla costruzione del futuro. PIESSE – Grafica & Stampa s.n.c. Foglianise, 2007

  •  Jacazzi Danila. Gaetano Barba : architetto neapolitano (1730-1806). Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 1995

  • Mellusi Antonio. Le memorie del castello di Torrecuso nel Sannio. Napoli,1873

  • Meomartini Alfonso. I comuni della provincia di Benevento. III edizione. Gennaro Ricolo Editore. Benevento, 1985.

  • Savaglio Antonello con il contributo di Tiziana Coletta. Feudo e nobiltà a Torrecuso: aspetti di vita signorile, andamento demografico e quotidianità durante il marchesato dei Caracciolo (1601- 1764). Il ruolo e il palazzo della famiglia Di Palma. Edizioni Bakos. Cosenza, 2006

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